Scritte d’odio su web
di Zdenka Rocco
Cara @m***, hai scelto di veicolare con un post pubblicato su un tuo profilo social il tuo pensiero politico di tolleranza e accoglienza. Scrivevi dell’importanza di aprire i porti italiani alle persone migranti, a quanti richiedono il nostro aiuto, con l’unica colpa di sperare e sognare il futuro. Un maschio ti ha risposto.
Non entreremo nel merito dei messaggi ripugnanti pubblicati da questo tuo denigratore. Si leggono e si commentano da soli, intrisi come sono di volgarità e violenza. Messaggi di un uomo triviale e razzista che sceglie di attaccare le tue opinioni politiche progressiste colpendo te per il colore scuro della tua pelle italiana. Rimasticando tutto un repertorio – nemmeno originale – di insulti razzisti e xenofobi.
Scegliamo di concentrarci sul mezzo scelto dall’uomo: una teoria di messaggi rigurgitati su un profilo social. Secondo modalità sempre più comuni e diffuse che vedono, nella produzione seriale di messaggi, l’assenza di un contraddittorio, l’attacco personale. L’Incapacità, il rifiuto del confronto, del dialogo. Perché presupposto del dialogo è il riconoscimento di uguale dignità dell’interlocutore. Invece la scelta di veicolare il proprio messaggio a relazioni virtuali, relazioni in cui manca la conoscenza diretta dell’altro, favorisce l’arrogarsi del diritto di poter dire qualsiasi cosa, senza curarsi delle conseguenze per sé e per gli altri. E quando l’altro è donna, principale bersaglio delle scritte d’odio che investono il web, al razzismo si aggiunge l’insulto che si fa sessista.
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