Quando una parola inizia a vivere
di Saveria Ottaviani
Il pettirosso e l’amore, il calabrone e la morte, le piccole cose fragili e quasi insignificanti della vita e i temi alti dei grandi filosofi racchiusi in una prosa breve, senza metrica o rima, intervallata dai suoi amati “trattini” che legano le parole e i concetti e allo stesso tempo obbligano il lettore ad una pausa, in un percorso quasi forzato in cui è sempre lei a gestire gli intervalli, le riflessioni e i rimandi, regista di immagini e suggestioni. I grandi temi affrontati attraverso le piccole cose, le parole da dire scelte con cura tanto quanto le cose da non dire, gli spazi vuoti e quelli pieni da riempire di contenuti. Grande progressista, Emily Dickinson ha precorso il suo tempo ed è stata una delle più importanti innovatrici della poesia moderna: nella seconda metà dell’Ottocento non è stata capita l’originalità dei suoi versi, l’uso delle parole, sia dal punto di vista sintattico che di contenuto. Dickinson ha pubblicato in vita solo 7 poesie e la sua grande produzione di più di 1700 componimenti è stata purtroppo pubblicata postuma. La difficoltà dei suoi contemporanei di apprezzarla va attribuita alla sua grande modernità, ma anche e soprattutto al suo essere una donna anticonvenzionale, non sposata e riluttante ad integrarsi in un mondo in cui non si riconosceva. È stata una donna, dunque, ad influenzare maggiormente la poesia moderna e forse ancora oggi si fa fatica a riconoscerle questo grande merito.
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