MUSTANG di Deniz Gamze Erduven (Francia, 2015)
di Saveria Ottaviani
Capelli al vento raccolti in trecce per bloccarne l’indole selvaggia, come i cavalli che danno il titolo al film; corpi adolescenziali, seni in crescita, fianchi che stanno per arrotondarsi. Mani che si sfiorano in carezze complici e affettuose. Cinque sorelle adolescenti, un nucleo forte e solidale nell’essere sorelle e donne, indistruttibili finché unite e indebolite quando vengono separate. Corpi chiusi dentro casa, dietro sbarre, muri e filo spinato. Sono i corpi pericolosi di cinque adolescenti, diventati merce di scambio. Corpi che appartengono alla comunità, allo zio, alla nonna, al futuro marito, ma non a loro. Una verginità da proteggere e difendere da una nonna complice e affettuosa, ma finalizzatrice di quella cultura violenta e maschilista di cui si fa portatrice. Corpi a uso e consumo dello zio che ne fa quello che vuole, nelle stanze buie di quella casa galera. Il sesso diventa l’estrema violenza del mondo su di loro, che le considera solo un imene da tenere intatto fino al matrimonio e rompere la prima notte di nozze. A queste ragazze viene negata la possibilità di guardare un film o una partita, di studiare o scegliere chi sposare. La sorella più piccola, che si accorge di tutto e vede ogni sorella vittima di un destino che sembra ineluttabile, è l’unica che si ribella e sceglie per la sua vita. La via di uscita sembra essere la scuola e la cultura, rappresentate da un’insegnante difficile da salutare l’ultimo giorno di scuola, da cui si rifugia per riappropriarsi del proprio corpo e della propria vita.
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