Intervista a Rosen Hicher
di Laura Grifi
Una donna ha percorso la stessa strada due volte: 800 km per le strade francesi da Saintes Charente-Maritime a Parigi. Dal 1988 al 2009 Rosen Hicher, su quelle strade, ha subito il mercato della prostituzione; dal 2 settembre al 12 ottobre 2014 Rosen Hicher ha marciato, su quelle strade, contro il sistema della prostituzione. Dopo aver perso il proprio impiego nel campo dell’elettronica, nel marzo del 1988, Rosen entra nel mercato della prostituzione, rispondendo a un annuncio di lavoro di un bar. Nel 2009 Rosen esce dal sistema della prostituzione, superando tanti ostacoli e difficoltà. Rosen racconta che per smettere di prostituirsi bisogna prima di tutto riconoscere che si sta subendo una violenza; in secondo luogo, bisogna analizzare come si è entrate nel sistema della prostituzione. Rosen s’interroga e ripercorre quindi tutta la sua storia: aveva subito uno stupro all’età di sedici anni e aveva convissuto con un padre alcolizzato. La violenza sembrava essere il trattamento “naturale” riservato alle donne. Nel 2014, Rosen sceglie di ripercorrere la stessa strada, partendo dall’ultimo luogo in cui si è prostituita, per arrivare a Parigi con un messaggio e una proposta di legge. Rosen attira l’attenzione dei passanti chiedendo “Avete già comprato una donna?” per poi condividere il suo messaggio: la prostituzione è una forma di violenza. Rosen sostiene che lo Stato deve vietare l’acquisto di esseri umani. Se non ci fosse un uomo, il cliente, disposto a comprare una donna, non ci sarebbe il mercato della prostituzione. La soluzione non è dare diritti alle prostitute, ma dare la possibilità di uscire dal mercato della prostituzione. La proposta di legge, che Rosen portava nello zaino e che proprio nel 2016 è stata approvata in Francia, mirava alla penalizzazione del cliente. Passo dopo passo, sulla stessa strada, Rosen è diventata il simbolo della lotta alla prostituzione.
Perché prostituzione significa schiavitù e non libertà?
La persona prostituta spesso vive un grande disagio economico ed è vittima di gravi violenze (stupro, aggressione, abuso, alcolismo, ecc ecc). Più del 90 per cento delle donne sono intrappolate nella rete dello sfruttamento, costrette a subire l’impensabile.
In che modo il maschilismo e il patriarcato feriscono il corpo delle donne?
Quando un uomo compra una donna fa su di lei tutto ciò che vuole, certamente non ciò che la donna desidera. Nessuna persona prostituta sceglierebbe qualcosa che non può sopportare; lo tollera grazie al denaro, anche quando subisce atti spesso estremamente violenti.
Quando vivevi nel sistema della prostituzione, quali erano i tuoi pensieri? Quali le tue emozioni?
Finché ho subito la prostituzione, ho provato tanto odio: odio contro i clienti, odio contro la società, odio contro me stessa. E voglia di vomitare, spesso voglia di uccidere. Durante l’atto mi veniva da vomitare, e quando tutto era finalmente finito piangevo per dieci minuti. Avrei voluto infilare un coltello nella pancia di questi clienti, spesso ho sentito il desiderio di morire.
Ci racconti un incontro, una persona, dai tuoi 800 km contro la prostituzione?
Durante la mia marcia ho incontrato tante persone che si congratulavano con me, che mi dicevano che la prostituzione è schiavitù e dovrebbe essere abolita, che è un orrore. È stato molto bello incontrare tutte queste persone, donne, uomini, politici. Un giorno una donna mi ha detto che la mia marcia l’ha costretta a riflettere sulla prostituzione e ha deciso di sostenermi perché la prostituzione uccide ogni giorno migliaia di donne in tutto il mondo. Grazie per avermi fatto riflettere su questa drammatica realtà, mi ha detto!
Molte donne pensano che dalla tratta e dalla prostituzione non si possa uscire. La tua storia racconta il contrario. Cosa diresti loro?
Voglio dire loro che è un percorso molto duro, ma nulla è impossibile. Si deve combattere contro i propri demoni, non si deve avere paura di restare senza denaro, tutto si risolve e la felicità che si potrà percepire sarà semplicemente infinita! Si può recuperare la propria vita e le proprie scelte, io ci sono riuscita, anche gli altri possono. Ci vuole tempo e sostegno, come fosse una cura, ma la felicità è alle porte quando si riconquista questa libertà, la libertà di scegliere il proprio partner e scegliere l’amore senza dover fingere. Io ho sofferto molto per questo, ho avuto paure inimmaginabili, è stato duro. Poi riprendere in mano la propria vita è semplicemente meraviglioso.
https://www.facebook.com/rosen.hicher
scarica qui .pdf del numero di luglio 2016
fatelestreghe@associazionerising.org
leggi l’intervista in lingua originale
Pourquoi la prostitution signifie la servitude et non la liberté?
La personne prostituée est souvent une personne en grande détresse économique ayant été victime de grave violence (viol, agression, abus, alcoolisme, etc). Plus de 90 pour cent de femmes sont dans des réseaux de proxénétisme, obligées de subir l’impensable.
Comment le machisme et le patriarcat blessent le corps des femmes?
Quand homme achète une femme il en fait ce qu’il veut et non ce quelle veut, aucune personnes prostituées choisissent l’acte quelle ne puisse supporter, elles le font car l’argent et la pour lors imposer l’acte souvent extrêmement violent.
Lorsque vous viviez dans le système de la prostitution, quelles étaient vos pensées? Qu’est-ce que vos émotions?
Lorsque je subissais la prostitution, j’éprouvais de la haine, haine contre les clients, haine contre la société, haine contre moi, l’envie de vomir, de tuer mais souvent arrivé, vomir pendant l’acte, pleurer quand tout était enfin fini pour 10 minutes, j’ai très souvent éprouvé l’envie de rentrer un couteau dans le ventre de ces clients, j’ai très souvent éprouvé l’envie de mourir.
Parlez-nous d’une réunion, une seule personne, de vos 800 km contre la prostitution?
Pendant cette marche j’ai rencontré beaucoup de personnes qui me disaient bravo, l’esclavage doit être abolie, c’est une horreur. Ma plus belle rencontre fût toutes ces personnes, elles, ces femmes, ces hommes, ces politiques. Une femme m’a dit, un jour, votre marche ma obligé d’y réfléchir et je vous soutiens car la prostitution tue chaque jour des milliers de femmes dans le monde. Je vous remercie de m’y avoir fait y penser!
Beaucoup de femmes pensent que la traite et de la prostitution ne peuvent pas sortir. Votre histoire raconte le contraire. Que voulez-vous leur dire?
J’ai surtout envie de leur dire, c’est dur mais rien est impossible, il faut se battre contre ses propres démons, ne pas avoir peur du manque d’argent tout se met en route et le bonheur que l’on perçoit est tout simplement un bonheur sans fin, une reprise de sa propre vie et de ses propre choix, j’y suis arrivée , elles le peuvent, il faut du temps des soins des moyens mais le bonheur est tout au près de nous avec cette liberté si riche de choisir son partenaire et de choisir l’amour et non se semblant de bonheur, j’en ai souffert beaucoup, j’ai eu des angoisses de manque, des peurs inimaginables mais cela ne dur pas et puis reprendre sa vie en main est tout simplement merveilleux.