Inaugurazione centro di Cultura Femminile Mariella Gramaglia
Il Centro di Cultura Femminile Mariella Gramaglia, già attivo, dedicato alla cultura di genere, attraverso uno spazio di ascolto e laboratori gratuiti, promuoverà inclusione sociale, partecipazione ed empowerment delle donne.
Prendiamo congedo consapevoli delle nostre tante differenze, che chi ci legge avrà misurato nelle pagine. E tuttavia, ci piace trovare ancora alcune parole comuni sulla politica. Ci inquieta troppo il futuro prossimo per poterne fare a meno.
I gruppi e le esperienze passano, le donne restano. Restano soprattutto le giovani, con la loro forza, il gusto di guardare al futuro, perché è a loro, e alle loro figlie, che appartiene.
Abbiamo discusso a lungo di relazione fra generazioni, sulle tracce di una nuova amicizia politica collettiva, festosa e sorprendente. Le più giovani hanno varcato la soglia dei luoghi del femminismo che un tempo apparivano distanti e oracolari. Se ne stanno appropriando e li trasformano. Devono individuare obiettivi e pratiche per costruire la propria autonomia. Ben piantate nel loro tempo, senza compiacere il passato.
È anche giunto il momento del confronto con la generazione del femminismo storico, feconda di idee e di conquiste, ma troppo spesso cieca e sorda di fronte alle urgenze, anche materiali, di quante sono alle prese con un nuovo modo di vivere. Un confronto vivo che non abbia paura del conflitto, ma che tenga conto delle differenze e le rispetti.
S’impone un ricambio. Il maternage è finito. Il femminismo italiano compie quarant’anni; le sue figure mitiche viaggiano verso la settantina. Resta una generazione della memoria pensosa e intensa. Che vive, non è depositata negli archivi. Deve rappresentare una propulsione, un sostegno, ma non può più essere leader. Ha la missione di passare il testimone e di battersi perché lo spazio pubblico si apra intorno a quelle che ambiscono a frequentarlo. È necessario che siano le più giovani a raccogliere la sollecitudine verso la vita e verso la “cosa pubblica”. Libere. Nel bene e nel male.
Io sono donna: il primo assunto semplice da cui cominciare a muovere i passi. Non sono una vittima, non sono un uomo mancato e non aspiro alla somiglianza. Questo non m’impedisce di pretendere la parità in tutti i diritti e le opportunità, ma tiene acceso il mio sguardo differente e m’invita ai progetti. Feconda il campo della mia amicizia con le altre senza bisogno di passare per una rottura fra le generazioni che si ripeta come un destino. […]
Il gioco deve essere un altro. E le più giovani devono cominciare a giocarlo, riempiendo di senso, di attenzione e di eleganza ogni loro passo nella sfera pubblica. […]
Gli spazi delle donne devono essere difesi. Non dimentichiamo che le comunità locali hanno il compito di custodire luoghi preziosi: quelli dove ci si ferma, ci si riunisce, si discute, si tutelano le più offese dalla violenza e si accompagnano nuovamente alla vita. Non c’è sobrietà che possa cancellare un simile patrimonio. […]
Nel mondo del femminismo si sono perse tante energie. “Quelle della differenza” hanno guardato in cagnesco “quelle delle pari opportunità”, e viceversa. A volte addirittura rifiutando di interloquire, evitando di darsi reciprocamente valore. Le prime disprezzavano “l’indaffaramento”, le seconde la cerebralità.
È venuto meno il tempo di metter fine a tutto questo. Di trovare altre vie. Di essere operose senza affettazione, di essere colte e profonde senza atteggiarsi a oracoli, senza rinunciare alla semplicità e alla concretezza delle conquiste.
Si può.
Roma, 4 ottobre 2012″
“Fra me e te” di Mariella Gramaglia e Maddalena Vianello
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