Il tempo della cura
Appello al Governo italiano, ai Governi nel mondo
di Daniela Marcuccio, femminista
L’emergenza Covid19 di questi giorni, dichiarata pandemica dall’OMS, è una tragedia della humanitas perché colpisce la comunità in quello che di più specifico caratterizza l’esserci al mondo: la relazione con l’altro/a. Quella relazione che la contemporaneità ha reso spesso superficiale, mediocre, distratta, omofobica, violenta se non del tutto assente, proprio quella, oggi che ci viene limitata, disvela tutta la sua importanza e rivendica la sua essenza: la relazione si nutre di cura. Vocabolo frainteso, associato spesso ad attività “materiali”, nascoste tra le mura domestiche, svolte nel silenzio della gratuità quotidiana. Ritenute attività improduttive dall’economia del capitale sono state marginalizzate. Ma i lavori di cura hanno permesso nei secoli la riproduzione sociale. La cura è un valore, quell’“interessarsi a” che diventa politico quando conforma a sé le relazioni umane a largo spettro. Essa è: cura del pianeta che ci ospita e ci permette di vivere nutrendoci; cura del tempo che misura il nostro esistere; cura del sé, che è corpo e spirito. La nostra contemporaneità è fatta di abusi: abuso delle risorse che la Madre Terra ci mette a disposizione, la sola che fino a oggi ci ha donato qualcosa senza chiederci in cambio qualcosa d’altro (questo lo specifico della relazione maternale che è essenzialmente e primariamente cura). Abuso del tempo, il tempo delle persone che devono produrre per altri a ritmi che dimenticano di dar loro tempo per la cura di sé; il tempo di una vita perso dietro smanie di accaparramento prive di senso esistenziale. Abuso del tempo di affezionarsi alle cose manutenendole, curandole, invece di gettarle via per sostituirle, ingombrando spazi indisponibili agli egoismi individuali. Abuso del tempo per sé che necessita di lentezza per nutrire lo spirito, fermandosi a guardare il cielo per cercare l’indifferente pallida Luna, scoprendo che nonostante tutto la primavera arriva con le sue efflorescenze impavide. Sicuramente ce la faremo ma non si potrà e non si dovrà ricominciare come prima. La nostra società ha bisogno di altre, nuove scelte: bisognerà rimeditare che cosa sarà necessario veramente continuare a produrre e come: sicuramente i servizi pubblici di cura della salute delle persone, della cultura , quelli di cura del mare, delle foreste, dei prati, dei fiumi. Della Bellezza.
Se leggessimo la pandemia come una metafora! Il Covid19 ci sta ferendo proprio nello specifico dell’umano – la relazione – quella che un sistema di produzione dissennato, egoistico, squilibrato, abusante aveva già compromesso e ha più volte disprezzato. E’ il grido , il pianto della Terra che dobbiamo ascoltare: la Natura è più forte di noi. Lei ce la farà sicuramente come ha fatto da miliardi di anni. Rispettiamola, adoriamola e scriviamo un nuovo progetto politico che ne tenga conto per noi e per le generazioni future.
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La Cura, Franco Battiato/Manlio Sgalambro
https://www.youtube.com/watch?v=UmE7nrfzcCo
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