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Intervista alla Casa delle donne per non subire violenza ONLUS di Bologna
di Giulia Nanni
Non tutti gli uomini sono violenti ma tutti potrebbero esserlo impunemente
«Tutte noi donne, almeno una volta nella vita siamo state maltrattate. Una violenza sottile, che non si vede e non la riconosciamo perché è insita nella cultura: siamo state educate e abituate a pensare che la donna è dentro uno stereotipo e l’uomo dentro un altro. Vero che siamo differenti, ma questo non presuppone che ci debba essere una spada di Damocle, per cui una donna è così e quindi si comporterà o reagirà così e viceversa». Laura, operatrice, inizia precisando che nessuno di noi può considerarsi fuori dagli stereotipi, quello che però è possibile fare è riconoscerli e combatterli. Le donne, inoltre, sembrano interrogarsi sempre di più su ciò che le circonda, vogliono capire e apprezzano molto il confronto con una donna che ha già maturato un percorso e che può facilitare l’acquisizione di alcuni strumenti di lettura. Un altro feedback molto positivo s’individua nei gruppi di sostegno tra donne: «c’è molta più possibilità di fare questo confronto culturale perché le donne si trovano insieme mettendo in campo le proprie storie, effettuano un controllo tra loro e poi con l’operatrice».
E per chi non accede al Centro Antiviolenza?
«Allora – dice Angela, operatrice – il Centro fa una grande opera di promozione e sensibilizzazione: attraverso convegni, seminari, formazione nelle scuole; con il Festival della Violenza Illustrata, etc. Occasioni che promuovono in città il dibattito,in cui parliamo sempre di tutti quei meccanismi culturali che sostanziano la violenza». Il dibattito ha un enorme potere secondo Angela, tanto che confrontando i dati di accoglienza della Casa delle Donne si notano due picchi: nel 2007 in cui è stata pubblicata la prima ricerca ISTAT e nel 2013 con la c.d. legge sul femminicidio. Aggiunge, inoltre, che «c’è sempre il rischio, quando si parla di questo tema, di occuparsene a spot; facendo, quindi, un passo avanti e due indietro. Come con la cosidetta “teoria del gender”, che non esiste: è un attacco al concetto di genere, la cui importanza, invece, è un aspetto su cui le associazioni lavorano da anni… Siamo sempre d’accapo! È un fenomeno, quello della violenza, talmente vasto e complesso che necessita di uno sforzo continuativo…». La sensibilizzazione è importate perché se alla base della disparità tra i generi e della violenza contro le donne individuiamo la cultura, è fondamentale riconoscere che anche l’indifferenza è percepita come una giustificazione sociale: «tutti siamo pronti ad indignarci se la musica è troppo alta, ma poche persone intervengono quando sentono delle grida. Invece, anche le sanzioni sociali sono importanti; dire: “stai facendo questo, questo non si fa, non lo fare più altrimenti chiamo la polizia” palesa che stai facendo un reato, che io non lo tollero e che sono qui per dirtelo e per impedirlo. Una catena logica che ha un potere e che andrebbe utilizzata da tutti».
La violenza è una scelta e lo è quindi anche l’indifferenza; Laura conclude: «Non basta andare alla manifestazione per mettersi la coscienza a posto e nemmeno essere consapevole del terreno machista in cui si naviga… il percorso è più lungo, c’è un passaggio personale e politico molto sinergico: poi, dopo averci messo la faccia, quale tipo d’interrogativo ti porti e quale volontà di cambiamento personale attui?».
Casa delle donne per non subire violenza ONLUS, Bologna
Associazione nata da un gruppo di donne femministe che ha progettato un centro antiviolenza, aperto nel 1990, in grado di accogliere e aiutare concretamente le donne che subiscono violenza. L’associazione, senza fine di lucro, è impegnata a contrastare ogni forma di violenza di genere e promuove attività legate al cambiamento culturale, alla sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno della violenza su donne e bambine/i.
www.casadonne.it
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