Costruire la strada dei diritti
di Laura Grifi
“La condizione femminile dipende dall’avvenire del lavoro nel mondo” scriveva Simone De Beauvoir. Il sospetto è che l’avvenire del lavoro nel mondo dipenda dalla condizione femminile. I diritti nei luoghi di lavoro si stanno contraendo per tutti: le carenti possibilità occupazionali si traducono spesso nell’accettazione di condizioni sfavorevoli e precarie. Ancora oggi, questa realtà è più svantaggiosa per le donne: sottopagate, meno riconosciute, molestate ed esiliate dal lavoro nel momento della maternità. “C’è crisi!” dicono. Per noi donne c’è sempre stata: prima relegate nel focolare domestico, poi destinate alle mansioni operative più che a quelle gestionali. In Italia nel 2016 se una donna viene eletta a dirigere l’amministrazione comunale, definirla sindaca suona male; le parole “segretario” e “segretaria”, invece, le possiamo declinare. Le donne da sempre lottano per i propri diritti; grazie a questo lungo percorso, il pensiero e le battaglie femministe possono, oggi, contribuire a un miglioramento delle condizioni di accesso e trattamento nel mondo del lavoro, a favore di tutti. Nelle gerarchie del personale proviamo a sostituire la parola potere alla parola responsabilità. Il binomio capi-sottoposte/i diventa responsabili-lavoratrici/ori. Il lavoro è un diritto, che contribuisce alla dignità della persona, nessuna carica attribuisce la licenza di ledere la dignità altrui. Tra colleghe e colleghi, se proviamo a sostituire la parola competitività con la parola solidarietà, probabilmente torneremmo a lottare insieme. Alle frasi sostituzione di maternità o dimissioni in bianco immaginiamo di poter rispondere con politiche di conciliazione vita-lavoro per madri, padri e anche per i single (avranno una vita anche loro?!).
Se le donne conquisteranno nel tempo una maggiore presenza nelle posizioni dirigenziali e gestionali, è importante che prima scelgano quali contenuti desiderano portare con sé per proporre il necessario cambiamento culturale, che si contrapponga a una visione individualistica, prevaricante e sostanzialmente “maschile” del potere.
“Se riusciamo ad avere cinquecento sterline l’anno, ognuna di noi, e una stanza propria; se abbiamo l’abitudine della libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo […] ella arriverà” scriveva Virginia Woolf, predicendo la possibilità di un’opportunità di scelta per le donne, che ancora non si compie pienamente. “Attingendo la sua vita dalla vita di quelle sconosciute che l’hanno preceduta” – continuava la poeta – sostenendo l’importanza di quel percorso che di donna in donna costruisce la strada dei diritti. Questa zona franca è solo un gioco di parole, ma le parole che creano un immaginario, sono un futuro possibile.
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