Il corpo di Frida: passioni fisiche, politiche e umane
di Saveria Ottaviani
Il suo sguardo fiero, sensuale e deciso. I fiori nei capelli, le scimmie, i colori, le farfalle, i pappagalli. Le radici della terra che penetrano la carne e la lacerano, le vene che sgusciano fuori dalla pelle e zampillano sangue che macchia i vestiti e le lenzuola. Quello che è dentro, Frida non riesce a trattenerlo e vive di vita propria fuori da sé: il cuore, un feto, i legami che la uniscono alle persone e alla terra. Quello che è fuori le penetra dentro senza filtri e senza difese: il sole, la luna, le ciminiere, i grattacieli. Eppure tutto è collegato da fili invisibili, da cordoni ombelicali che non possono essere tagliati. L’universo crea un legame con Frida e attraverso di lei con Diego e con la terra, gli oggetti scavano radici nel terreno e tutto è collegato. Il dolore fisico trafigge Frida come frecce, come chiodi conficcati nella pelle: la spina dorsale la trapassa come un tubo metallico, il corpo è inerme su un letto, che ospita uno scheletro. Nella sua mente c’è solo Diego, che le strappa il cuore, che continua a battere autonomo e inesorabile. Dai suoi quadri tracimano energia, dolore, passione e irruenza. Una donna che ha dipinto il mondo che la circondava filtrandolo attraverso se stessa con fierezza, rappresentando il suo dolore, le sue emozioni e idee senza veli e senza pudore. Un corpo che da un lato appare come enorme limite alla vita di Frida, che la sottopone a dolori inimmaginabili e la costringe su letti di ospedali; lo stesso corpo però la collega al mondo attraverso le passioni fisiche, politiche e umane, facendole godere in pieno ogni aspetto della sua vita.
Fino al 26 marzo Frida Kahlo e l’Arte Messicana del XX secolo sono a Bologna a Palazzo Albergati, grazie all’esposizione delle opere della Collezione Gelman.
http://www.palazzoalbergati.com/mostra-arte-messicana-frida-kahlo-diego-rivera-bologna/
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