Avanti tutta!
di Giulia Nanni
Lo sport è neutro poiché i suoi valori sono il risultato di un’elaborazione sociale e culturale. Ciò significa che ogni sport può essere positivo o negativo a seconda della sua messa in pratica. Utilizzando le parole dell’europarlamentare Silvia Costa nel suo discorso di inaugurazione della mostra “Run of Art” dedicata al tema della “Diversity” a Bruxelles, nel 2016, «Lo sport può e sa dare un potente contributo alla convivenza civile, all’integrazione e alla pace. Lo sport è uno spazio neutro e universale in cui anche le differenze si possono riconoscere senza discriminazioni. Lo sport è in grado di superare le barriere che diverse abilità, età, culture, etnie e generi spesso possono portare». Bellissimo, insomma. Potentissimo, diremmo. Tuttavia, lo sport può essere anche l’esatto contrario: il fine con cui giustificare competizioni malsane, discriminazioni, divisioni anche e proprio sulla base di differenti abilità, età, culture, etnie e generi. Proprio per la sua natura adattabile quindi, lo sport necessita assunzione di responsabilità e doveri che, come sappiamo, hanno sempre a che fare con i diritti. E i diritti sono tali solo se sono di tutte e tutti.
In questo numero di Fate le Streghe – approfittando della luce che i Mondiali femminili di calcio hanno acceso sullo sport al femminile – evidenzieremo alcune delle discriminazioni che ancora oggi le donne si trovano a sperimentare quando si appassionano a sport considerati tradizionalmente maschili, o quando scelgono di fare dello sport il loro lavoro. Allo stesso tempo, tra le righe, leggeremo di donne che non si arrendono, che non accettano di farsi relegare nell’angolo abbandonando i loro sogni. Donne che con tenacia e ostinazione conquistano, passo dopo passo, i loro diritti e si prendono – con consapevolezza di sé e senza chiedere permesso – gli spazi che dovrebbero appartenergli da sempre. Donne che sanno coinvolgerci, emozionarci e trasmetterci la loro passione. Donne le cui battaglie contribuiscono a rendere questa società più equa e giusta per tutte e tutti. Perché in gioco c’è la trasformazione necessaria a scongiurare una realtà che troppo spesso si pone ancora come destino ineluttabile e limitante della grandezza dei nostri sogni di oggi, ma anche di quelli delle bambine e delle ragazze di domani. Avanti tutta quindi: oggi, domani e sempre. Le nostre Atlete in prima fila e noi – tante di noi – a sostenere le loro/nostre battaglie.
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