16 Giorni di Attivismo Contro la Violenza di Genere – 2015
Dal 25 novembre, giornata per l’eliminazione della violenza di genere, al 10 dicembre, giornata dei diritti umani, la campagna internazionale dei “16 Days of Activism Against Gender Violence”, sottolinea che è tempo di agire per porre fine, in tutto il mondo, alla violenza contro le donne.
L’Associazione Rising – Pari in Genere aderisce alla campagna ricordando, giorno per giorno, alcuni dei più importanti e significativi discorsi fatti dalle donne nel corso della storia.
Parole, le loro, che segnano come pietre miliari il percorso dei diritti umani
#Day1 ELEANOR ROOSVELT (1884-1962) Attivista, femminista e First Lady (leggi il Day1)
In qualità di presidente della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Eleanor Roosevelt, fu la forza motrice della creazione dello statuto delle libertà: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Continuando la sua opera, sostenne l’ottenimento di pari diritti per le donne, per gli afroamericani e per i lavoratori del periodo della Grande Depressione. Chiamata, infatti, “la First Lady del Mondo” lavorò fino alla fine dei suoi giorni per ottenere l’accettazione e l’attuazione dei diritti contemplati nella Dichiarazione. La nostra scelta va a celebrare una donna che non ha avuto paura di schierarsi apertamente e di combattere per l’eguaglianza dei diritti; una battaglia che sembrava irrealizzabile in un contesto storico in cui la segregazione razziale, la disparità tra uomini e donne, tra bianchi e neri, tra ricchi e poveri era la regola.
#Day2 SUSAN BROWNELL ANTHONY (1820-1906) Attivista, saggista e femminista (leggi il Day2)
Il 5 novembre del 1872 Susan B. Anthony osò votare per le elezioni federali; la arrestarono per pratiche illegali e, nel 1873, la condannarono. Durante il processo la Anthony poté però esprimere le sue idee, tanto che la questione si pose all’ordine del giorno di tutta la nazione. Successivamente, viaggiò estesamente negli Stati Uniti ed in Europa, tenendo dai 75 ai 100 discorsi all’anno sui diritti delle donne per quasi 45 anni. La nostra scelta va a celebrare una pioniera che svolse un ruolo cruciale nel movimento per l’emancipazione delle donne del XIX secolo: volto ad assicurare il diritto di suffragio alle donne.
#Day3 AUGUSTA BASSI detta Tina Lagostena Bassi (1926-2008) avvocata, giudice, deputata e femminista (leggi il Day3)
Celebri le arringhe di Tina Lagostena Bassi in cui, con termini chiari e diretti, descriveva la violenza subita dalle sue assistite, rompendo così il muro di silenzio che esisteva (ed esiste) nella società e nelle aule dei tribunali sulla questione della violenza sessuale. Da deputata, inoltre, coronò il sogno della battaglia di una vita: con la Legge 66 del 1996 lo stupro non è più considerato un reato contro la morale, ma contro la persona. La nostra scelta, quindi, va a celebrare una delle principali e più agguerrite avvocate per la difesa dei diritti delle donne.
#Day4 SEVERN CULLIS-SUZUKI, (1979) attivista ambientale, conduttrice televisiva, autrice (leggi il Day4)
Quando Severn Cullis-Suzuki tenne il suo discorso aveva dodici anni. L’età in cui l’infanzia e le sue certezze lasciano spazio all’adolescenza. Dodici anni: l’età delle nuove conquiste cognitive, degli ideali che affiorano, della capacità di riconoscere e analizzare l’incoerenza dei grandi. Abbiamo scelto Severn Cullis-Suzuki per rappresentare la lucidità e la forza che una donna può avere già a dodici anni.
#Day5 AUNG SAN SUU KYI, (1945), leader birmana, attivista pacifista, madre (leggi il Day5)
Dopo un lungo periodo trascorso in Inghilterra e negli Stati Uniti, dopo gli studi universitari, un marito, due figli, nel 1988 Aung San Suu Kyi fece ritorno in Birmania. Subito si rese conto che la situazione politica era drammatica e insostenibile, per le violenze e gli abusi che il regime dittatoriale esercitava sulla popolazione. Decise di trattenersi in Birmania, per contrastarlo. Il suo primo passo fu quello di fondare la Lega Nazionale per la Democrazia, basata sui principi della non violenza predicati dal Mahatma Gandhi. Il regime, infastidito dall’operato della donna e della sua organizzazione, la condannò agli arresti domiciliari, salvo che non decidesse di lasciare la Birmania. Aung San Suu Kyi si trovò davanti a un bivio: restare, rinunciando alla possibilità di ricongiungersi con il marito e i figli; tornare dalla sua famiglia, astenendosi da ogni attività politica. Decise di restare in Birmania e di dedicare tutte le sue energie alla costruzione di un regime democratico, contrastando la dittatura militare e impegnandosi nella difesa dei diritti umani del suo popolo. Solo nel 2010, dopo innumerevoli pressioni internazionali sul regime birmano, Aung San Suu Kyi venne definitivamente rimessa in libertà, e poté finalmente battersi direttamente per le rivendicazioni del suo popolo. Nel 2012 ricevette formalmente a Oslo il premio Nobel per la pace che le era stato assegnato ventun anni prima. L’11 novembre 2015 vinse le prime elezioni libere dopo 25 anni di dittatura, avviandosi a divenire il primo ministro del suo Paese.
Abbiamo proposto Aung San Suu Kyi per la sua scelta dolorosa e anticonformista di privilegiare la dimensione pubblica e l’attività politica, piuttosto che quella privata con la famiglia, rinunciando alla vita con i suoi figli.
#Day6 ISABELLA BAUMFREE nota come Sojourner Truth (1797-1883) abolizionista e femminista (leggi il Day6)
A circa nove anni, Sojourner Truth, viene venduta all’asta e acquistata insieme ad un gregge di pecore per 100 dollari da John Neely, che aveva l’abitudine di stuprarla e picchiarla quotidianamente. Venduta per altre tre volte, sarà costretta a sposare un uomo più anziano, dopo che gli schiavisti uccisero Robert, l’uomo di cui si era innamorata. Nel 1826, riuscì a fuggire per trovare la libertà, portando con sé la figlia minore Sophia. Costretta, invece, a lasciare gli altri figli perché non sarebbero stati legalmente liberi, secondo quanto diceva la legge, se non avessero prestato servizio come servi fino al compimento dei vent’anni. In seguito, saputo che suo figlio Peter, di cinque anni, era stato venduto illegalmente a un proprietario terriero dell’Alabama, fa ricorso in tribunale riuscendo, dopo alcuni mesi, a riottenere suo figlio. Divenne così la prima donna nera a portare in giudizio un uomo bianco e a vincere la causa. Nel 2009 Sojourner Truth divenne la prima donna nera ad essere onorata con un busto posto all’interno del United States Capitol di Washington DC.
La nostra scelta vuole celebrare una donna che ottenuta la libertà per lei stessa ha poi passato la vita a lottare per l’abolizione della schiavitù, per i diritti delle donne, per la riforma del sistema carcerario e per l’abolizione della pena di morte.
#Day7 PATRICIA ARQUETTE (1968) Attrice (leggi il Day7)
Breve, semplice ma diretto il discorso di Patricia Arquette colpisce il cuore di Hollywood, dove gli attori uomini guadagnano sproporzionatamente di più rispetto alle loro colleghe e dove le donne e solo loro, invecchiando guadagnano sempre meno e per le quali diventa quasi impossibile continuare a lavorare dopo aver raggiunto una certa età.
Questa disparità non riguarda solo il mondo di Hollywood ma è una triste realtà in tutta Europa, dove una donna guadagna mediamente il 16% in meno dei suoi colleghi maschi e negli Stati Uniti addirittura il 23% in meno.
Abbiamo scelto Patricia Arquette perchè con il suo discorso di accettazione dell’Oscar focalizza l’attenzione mondiale su questa realtà che penalizza fortemente le donne e su una battaglia che vede scendere in campo le donne di tutto il mondo.
#Day8 MALALA YOUSAFZAI (1997) attivista pacifista (leggi il Day8)
Malala Yousafzai è una delle attiviste pacifiste più conosciute al mondo. Nel 2012, dopo aver denunciato le violenze dei talebani nella sua città e contro le scuole femminili, subì un grave attentato: mentre stava tornando a casa da scuola, venne colpita alla testa da un colpo di pistola. Attentato rivendicato da uomini armati dal regime talebano. La violenza subita non ha fermato Malala: ha dichiarato di voler fondare un partito politico e lottare per il diritto all’istruzione, per la libertà e autodeterminazione delle donne nei Paesi musulmani.
Abbiamo scelto Malala Yousafzai perché sosteniamo la sua determinazione a battersi per i diritti civili e, più nello specifico, per il diritto all’istruzione delle ragazze. Pensiamo infatti che l’istruzione sia un diritto primario, essenziale ai fini della capacità di esercitare tutti gli altri.
#Day9 ANGELINA JOLIE (1975) Attrice, produttrice cinematografica, regista, Ambasciatrice UNHCR (leggi il Day9)
Gli Ambasciatori di Buona Volontà dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sono, insieme all’Alto Commissario Guterres, i volti pubblici più riconoscibili dell’Agenzia ONU per i Rifugiati e contribuiscono a portarla in ogni angolo del mondo.
Angelina Jolie, durante alcune riprese in Cambogia ebbe modo di vedere con i proprio occhi le condizioni di miseria e povertà del paese e si rivolse all’UNHCR per avere maggiori informazioni. Nei mesi successivi decise di visitare diversi campi profughi sparsi per il mondo per comprenderne maggiormente le condizioni; impegno che ha poi mantenuto negli anni. Ora, in virtù dei suoi 10 anni di esperienza come Ambasciatrice, opera come Inviata Speciale dell’Alto Commissario Guterres.
Abbiamo scelto il presente discorso di Angelina Jolie sui diritti delle donne poiché, anche se nel caso specifico si fa riferimento a paesi colpiti dalla guerra, come la Siria e l’Iraq, l’Ambasciatrice, con parole chiare e semplici focalizza l’agghiacciante realtà delle donne e delle bambine in molti paesi del mondo. Sottolineando che non è sufficiente indignarsi, ma è invece necessario assumersi delle responsabilità e lavorare, tutte/i insieme, per porre fine a tali atrocità.
#Day10 MADRI DE PLAZA DE MAYO (2006) Associazione attivista (leggi il Day10)
Si ritiene che, tra il 1976 e il 1983, in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi fino a 30 mila dissidenti o sospettati tali (9 mila accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP) su 40 mila vittime totali. I dissidenti sono stati arrestati e tenuti illegalmente prigionieri dagli agenti della polizia argentina in centri clandestini di detenzione. La maggioranza di loro è stata prima torturata ed in seguito assassinata, e fatta sparire nella più assoluta segretezza. L’Associazione Madri di Plaza de Mayo è formata dalle madri dei desaparecidos, il loro nome deriva dalla celebre piazza di Buenos Aires, Plaza de Mayo, dove queste donne coraggiose si riunirono per la prima volta e dove ogni giovedì pomeriggio, esse si ritrovano per percorrerla in senso circolare per circa mezz’ora.
Abbiamo scelto le parole delle Madri de Plaza de Mayo, perché sosteniamo la loro lotta e la lotta dei loro figli desaparecidos, per i diritti e la vita.
#Day11 EMMA BONINO (1948) Politica (leggi il Day11)
Emma Bonino è delegata per l’Italia all’ONU per la moratoria sulla pena di morte e fondatrice dell’organizzazione internazionale “Non c’è Pace Senza Giustizia”, un’associazione senza fini di lucro che lavora per la protezione e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello Stato di Diritto e della giustizia penale internazionale.
Ad oggi, sono ancora molti gli Stati che applicano la pena di morte, alcuni anche per reati non violenti e, in alcuni casi, solo se a commettere il reato è una donna: in alcuni paesi dell’Africa la prostituzione è punita con la morte; in Iran, oltre che per prostituzione, si condanna a morte per adulterio, così come nello Yemen. In Arabia Saudita, invece, tale condanna è prevista per la più generale “condotta sessuale immorale” e per stregoneria.
Abbiamo scelto il presente discorso poiché oltre a condividere la convinzione che la giustizia che uccide non è giustizia, riteniamo che un tale potere sia troppo nella mani di un qualsiasi Stato e che, come sempre, chi ne fa maggiori spese sono le persone socialmente più deboli: le donne, purtroppo, sono spesso tra queste.
#Day12 MARY HONEYBALL (1952) Politica (leggi il Day12)
La prostituzione è un tema che, ancora oggi, divide lo stesso femminismo. Da una parte l’idea che le donne debbano essere libere di fare ciò che vogliono del loro corpo; dall’altra quella che nessuna vera libertà può esistere all’interno del diritto, di un altro, di fare di quel corpo, acquistato, ciò che più ne desidera.
Abbiamo scelto quanto detto da Mary Honeyball poiché se la tratta delle donne è, per la gran parte, conseguenza della disparità tra la quantità della domanda di sesso a pagamento e la quantità di donne disposte a rispondervi, ridurre la domanda, attraverso la responsabilizzazione dei compratori, appare una soluzione necessaria. Siamo fermamente convinte, inoltre, che la prostituzione sia una della massime espressioni della subordinazione del genere femminile al genere maschile. Una lotta, quindi, quella contro la prostituzione da cui non possiamo più prescindere per l’ottenimento della reale parità tra i generi.
#Day13 Maria Montessori (1870-1952) educatrice, pedagogista, filosofa, medico e scienziata (leggi il Day13)
Abbiamo scelto questo discorso di Maria Montessori perché, pur essendo stato pronunciato più di un secolo fa, è ancora attualissimo quando parla del bisogno di modificare la struttura sociale insieme a quella culturale se si vuole giustizia e uguaglianza per tutti gli esseri umani.
#Day14 RITA LEVI MONTALCINI (1909/2012) Neurologa, Premio Nobel per la medicina e Senatrice a vita (leggi il Day14)
Rita Levi Montalcini si è sempre adoperata per la valorizzazione del lavoro delle donne, sia nel mondo occidentale che in quello di Paesi meno sviluppati come l’Africa. Pur non definendosi femminista, ha incoraggiato la riflessione sulle difficoltà, per le donne, di veder riconosciute le proprie ambizioni, impegnandosi in prima persona perché le donne possano avere le stesse opportunità di affermazione professionale degli uomini.
Abbiamo scelto di dedicarle il #day14 perché ha rappresentato un modello per le nuove generazioni di ricercatrici, mostrando come l’equazione donna e scienziata fosse perseguibile. Pur se al prezzo di grandi sacrifici e, talvolta, rinunce, in un’Italia che non onora la ricerca scientifica e non valorizza il lavoro femminile.
#Day15 ADELINE VIRGINIA WOOLF (1882-1941) Attivista e scrittrice (leggi il Day15)
Virginia Woolf scrive “Una stanza tutta per sé” nel 1929, dopo aver partecipato a due conferenze sul tema “Le donne e il romanzo”. Abbiamo scelto questo discorso perché in esso la Woolf esorta ogni donna a liberarsi dell’eterno ruolo di compagna o musa dell’artista uomo, per diventare finalmente protagonista della propria arte e della propria vita. L’immaginaria sorella di Shakespeare, che non può esprimere se stessa perché non ha un’indipendenza economica né una stanza tutta per sé, verrà riscattata ogni volta che le donne rivendicheranno i propri diritti di scrittrici e di esseri umani.
#Day16 EMMA WATSON (1990) attrice, attivista, Goodwill Ambassador delle Nazioni Unite (leggi il Day16)
Emma Watson ha presentato la campagna “He For She” per incoraggiare gli uomini a mettere in discussione e denunciare le costruzioni sociali basate sul genere, rifiutando l’asimmetria di potere tra i sessi. L’abbiamo scelta a conclusione della campagna #16Days #OrangetheWorld perché la riproposizione del termine “femminista” ci invita a riflettere sul significato e le sfumature che questa parola continua a rivestire. Tra chi ha vissuto gli anni in cui il movimento delle donne è stato motore di importanti cambiamenti e chi, più giovane, attribuisce al termine femminista una connotazione negativa, trovandolo anacronistico e inadeguato a rappresentare la società di oggi e le dinamiche tra sessi (e generi).
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