Roxanne: sostegno e reinserimento delle sopravvissute alla tratta
di Daniela Moretti, Servizio Roxanne
Quando si parla di violenza sulle donne la mente va automaticamente alle tante donne che ogni giorno perdono la vita o portano su di sé e con sé i segni indelebili della violenza subita dai propri compagni. Molti sono però i punti di contatto tra questa violenza e quella che subiscono le donne che vivono sulle strade delle nostre città, per lo più immigrate, costrette quotidianamente a vendere il proprio corpo. Roma Capitale ha attivato dal 1999 un “Programma integrato di interventi sulla Prostituzione” finalizzato alla “conoscenza del fenomeno, alla riduzione del danno, a un’azione di contrasto alla prostituzione coatta, a un’azione di sostegno sociale, di prevenzione e di informazione sanitaria”. La realizzazione del programma è stata affidata al Dipartimento Politiche Sociali – Servizio Roxanne. Sono stati attivati interventi di contatto in strada, uno sportello di orientamento, due case di fuga, e successivi programmi di semi autonomia. Possiamo dire che in questi 20 anni di attività il Servizio Roxanne ha accolto in programmi di protezione e inclusione 611 donne, di cui il 70% ha portato a termine il programma con una permanenza media nel programma di tre anni. Nel restante 30% troviamo un 15% di abbandoni con presumibile ritorno in strada, un 10% di richiedenti asilo rientrate nel sistema di accoglienza per i richiedenti asilo e un 5% di rimpatri assistiti attraverso Organizzazioni Internazionali. Negli ultimi anni le donne seguite e accolte sono in prevalenza Nigeriane, provenienti dallo Stato di Edo, sempre più giovani, poco o nulla scolarizzate, provenienti da zone molto povere, fortemente traumatizzate da storie personali difficili già nella terra di origine e aggravate dalle violenze e torture subite durante il viaggio, con una grande necessità di mandare soldi a casa e fortemente preoccupate per le famiglie. La violenza che viene esercitata nei loro confronti dai trafficanti e dalle forze di polizia che controllano le frontiere compromette profondamente la loro autostima e la fiducia nell’altro, in particolare quello con gli uomini in divisa e le rende impotenti e completamente dipendenti dai trafficanti e dagli sfruttatori oltre che dagli uomini che incontreranno lungo le nostre strade. Il patto contratto con i trafficanti è quasi sempre suggellato attraverso un rito magico – juju o vudu – durante il quale la ragazza promette di restituire il debito, di non andare alla polizia, di non creare problemi alla “madame”. Le minacce e le ritorsioni verso loro stesse e verso le famiglie, soprattutto genitori, fratelli piccoli o figli, se il patto non è rispettato, fuggendo e chiedendo aiuto, sono fortissime e molto spesso sono le stesse famiglie che cercano il contatto con le ragazze per convincerle a rispettare il patto e tornare dalla “madame”. Il reinserimento di queste ragazze è un percorso molto delicato e lungo, costellato da momenti di grande difficoltà psicologica, dovuti alle ferite profonde che le ragazze portano dentro, alla rabbia accumulata per le violenze subite e all’educazione avuta, profondamente diversa da quella dello stato che le ospita, che spesso è vissuto come una prigione che impedisce loro di costruirsi un futuro. Non comprendono il concetto di minore età e che se minori c’è un adulto – tutore – e un magistrato che dice loro cosa possono o non possono fare, quando fino al giorno prima hanno affrontato da sole il mondo e al loro paese sono considerate donne adulte che possono gestire una famiglia. Sono adolescenti ma anche adulte cresciute in fretta per effetto del dolore provato e delle tante difficoltà affrontate e sopportate, durante il viaggio, in totale solitudine con la speranza di una vita migliore, che si legano con facilità alle persone che incontrano, ma che non instaurano legami profondi. Hanno grandissima difficoltà ad apprendere la lingua italiana e le abitudini, soprattutto quelle alimentari, perché provengono da una cultura diversa ma anche perché la lingua come il cibo sono quelle degli uomini che le hanno abusate. Sono ragazze che si fanno spesso la doccia per rimuovere l’odore dell’uomo bianco che le ha toccate e rimuovendo l’odore rimuovono il ricordo di quello che hanno vissuto.
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Daniela Moretti, Assistente Sociale presso il Comune di Roma Capitale, è Responsabile del Servizio Roxanne presso la Direzione Servizi alla Persona del Dipartimento Politiche Sociali. Ha lavorato presso strutture sanitarie private e in Servizi pubblici, acquisendo competenze in programmazione, progettazione, gestione e controllo di servizi.
Il Servizio “Roxanne” del Dipartimento Politiche Sociali – Comune di Roma, offre prevenzione e consulenza a tutti i soggetti presenti su strada (donne, uomini, trans) e sostegno e reinserimento delle persone sopravvissute alla tratta.
email: s.roxanne@comune.roma.it
Tel. 06 77072404
Numero verde nazionale contro la tratta: 800 290 290
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