Voci a sostegno della 194
a cura del Centro Veneto Progetti Donna
Il 22 maggio di quest’anno abbiamo celebrato i 40 anni di una Legge, la 194 del 1978, in materia di interruzione volontaria di gravidanza (IVG), che non solo riconosce un diritto inalienabile delle donne, quello di decidere sul proprio corpo, ma ha anche l’obiettivo di disciplinare una pratica la cui attuazione aveva fino a quel momento messo a rischio la salute e la vita delle stesse perché spesso praticato in condizioni rischio, proprio in ragione della clandestinità a cui era relegata. Tutte le operatrici del Centro Veneto Progetti Donna, insieme a Non una di meno e alla Cgil in quella giornata hanno presidiato l’entrata della Clinica ostetrica della città di Padova per ribadire che nessun passo indietro può essere fatto rispetto al riconoscimento di un fondamentale diritto alla libertà di scelta e all’autodeterminazione di sé.
Purtroppo però, nonostante l’IVG sia un servizio che lo Stato dovrebbe garantire nei presidi sanitari pubblici, sappiamo quanto sia difficile accedere a tale pratica principalmente perché il numero di medici/che obiettori è molto alto (a livello nazionale si parla del 70%). In Veneto si supera invece la media con il 73% dei medici/che ginecologi/ghe obiettori. Un ulteriore segnale di allarme riguarda i tempi medi di attesa tra il primo appuntamento e l’intervento che sono piuttosto alti, se pensiamo che, sempre in Veneto, quasi la metà delle IVG viene effettuata dopo 14 giorni dal primo appuntamento.
In questo contesto si inserisce la mozione approvata al Consiglio comunale di Verona la sera del 4 ottobre 2018 dal titolo “Iniziative per la prevenzione dell’aborto e il sostegno alla maternità nel 40° anniversario della legge 194/1978”.
Leggendo la mozione del Comune di Verona notiamo come vengano citati molti dati (presi da fonti non ufficiali e tendenziose come per esempio ilsussidiario.net) che sono in perfetto contrasto con i dati ufficiali del Ministero della Salute e con quelli della Regione del Veneto. Infatti, nel preambolo della mozione si sostiene che la Legge 194, “ha contribuito ad aumentare il ricorso all’aborto quale strumento contraccettivo e non ha affatto debellato l’aborto clandestino”. Le interruzioni volontarie di gravidanza sono diminuite drasticamente negli ultimi anni: dal 2006 al 2017 in Veneto la diminuzione è del 33% (da 7090 nel 2006 a 4752 nel 2017), con un trend in costante calo ogni anno, e a livello nazionale dal 1982 ad oggi le IVG sono calate del 52,4%. Questo grazie anche alle campagne di prevenzione portate avanti dai Consultori e dalle associazioni, che nella nostra Regione negli ultimi anni tra l’altro hanno subito grossi ridimensionamenti di risorse.
Alla mozione di Verona sono seguite mobilitazioni importanti a carattere nazionale. Il 13 ottobre il movimento Non una di meno ha portato in piazza più di 5000 persone provenienti non solo dalla regione, ma da tutta Italia. E tante voci si sono alzate per rivendicare la difesa della 194 e la sua corretta applicazione. Questo però non ha impedito la diffusione della mozione in altri Consigli comunali in altre città, tra cui Roma e Sestri Levante, segno questo che Verona non è un caso isolato, e che i diritti delle donne sono sotto attacco.
Fatto dimostrato anche da due Disegni di legge depositati in Senato, rispettivamente sull’affido condiviso e la garanzia di bigenitorialità, cosiddetto “Pillon”, e sulla revisione dell’articolo 572 del codice penale sui maltrattamenti in famiglia. Queste due proposte, da una parte renderanno praticamente impossibile e pericoloso separarsi alle donne che si trovano in relazioni intime dove c’è violenza da parte del partner e, dall’altra, disconoscono il fenomeno della violenza maschile contro le donne, introducendo il carattere della sistematicità nei maltrattamenti che non rispecchia invece la peculiarità di un fenomeno che si manifesta nella coppia in modo ciclico, alternando periodi di tensione e violenza a periodi di cosiddetta “luna di miele”.
Ritornando a Verona, pensiamo che tale mozione non possa essere accettata in uno stato laico dove deve essere garantita sempre la libera scelta delle donne, senza condizionamenti o pressioni di qualsivoglia natura. Le opinioni personali, politiche o religiose non devono e non possono entrare dentro strutture pubbliche dove le donne si recano. Così come, allo stesso tempo, deve essere garantita la presenza di medici e mediche non obiettori per permettere a tutte le donne di poter disporre di questo diritto fondamentale.
Pensiamo inoltre che sia necessario da parte delle Istituzioni sostenere con ‘congrui finanziamenti’ percorsi di educazione sessuale nelle scuole e tra i giovani e in famiglia, rendere più accessibili i metodi contraccettivi e garantire la corretta applicazione della Legge 194.
Come Centri antiviolenza siamo da sempre impegnate nell’affiancare le donne che ci chiedono aiuto per intraprendere l’interruzione volontaria di gravidanza. In un primo momento offriamo le informazioni necessarie rispetto alle strutture a cui rivolgersi e se la donna ce lo chiede la accompagniamo alle visite e poi all’intervento. Ancora, per le donne che ne sentono il bisogno offriamo un sostegno psicologico post intervento.
Il nostro appello per la città di Verona, e le altre che si dichiarano a favore della vita, è di esserlo sempre, e soprattutto sostenendo la corretta applicazione della legge 194, che è a sua volta a favore della vita, quella delle donne.
Dati: https://salute.regione.veneto.it/web/ivg
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Centro Veneto Progetti Donna – Auser
Il Centro Veneto Progetti Donna – Auser (CVPD o Centro Donna) è un’Associazione di volontariato che da 28 anni offre sostegno a donne, italiane e straniere, in difficoltà e coinvolte in situazioni di violenza e maltrattamento familiare e non. Nasce a Padova nel 1990 per iniziativa di un gruppo di donne per dare una risposta concreta alle numerose richieste di aiuto. Tra le sue attività garantisce accoglienza alle donne vittime di violenza della città di Padova e Provincia, attraverso i suoi quattro Centri antiviolenza (Padova, Piove di Sacco, Este e Cittadella) riconosciuti dalla Regione Veneto.
Il gruppo del Centro Donna è composto da operatrici specializzate, psicologhe, avvocate, educatrici e volontarie, che accolgono le donne che hanno subito violenza e i loro figli, forniscono loro gratuitamente supporto psicologico e legale e progettano, in stretta collaborazione con gli attori coinvolti (FFOO, questura, tribunale, servizi sociali, ospedali), programmi personalizzati di fuoriuscita dal circuito della violenza.
http://www.centrodonnapadova.it
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