Viorika, meccanica a Roma
di Zdenka Rocco
Abbiamo incontrato Viorika che, insieme alla sorella, è da cinque anni titolare di un’officina meccanica a Roma.
Viorika, qual è il tuo lavoro?
Ho un’officina meccanica a conduzione familiare. Io e mia sorella ci occupiamo della gestione dell’attività, facciamo le diagnosi con le apparecchiature diagnostiche e prepariamo i preventivi. Il nostro dipendente, Danilo, si occupa di riparare le auto.
Come mai la scelta di questo lavoro?
È stata determinata con la mia famiglia, quando abbiamo aperto una seconda attività – oltre l’autoricambio che già avevamo da molti anni – ed è toccata a me e mia sorella la gestione dell’officina.
Voi accogliete il cliente che porta l’auto?
Sì, e diagnostichiamo il problema che ha quella macchina. Poi coordino il meccanico per la riparazione, preparo il preventivo e lo comunico al cliente.
Tradizionalmente il lavoro in un’officina meccanica è maschile. Com’è per voi essere le titolari, responsabili e organizzatrici di un’officina meccanica?
All’inizio è stato scioccante perché arrivavano molti clienti, maschi adulti, e non volevano proprio parlare con noi dei problemi delle loro macchine. Poi piano piano hanno imparato a conoscerci e la cosa si è stemperata negli anni. Sì, all’inizio è stato difficile, terrificante! Poi ci siamo abituate, ci siamo imposte coi maschi e abbiamo capito come affrontarli.
Tanti ostacoli nel vostro lavoro.
Tantissimi. Abbiamo avuto anche clienti che sono stati offensivi nei nostri riguardi.
Un episodio in particolare?
Io parlavo con due clienti e loro si giravano dall’altra parte dicendo che non volevano parlare con me perché ero femmina. Mio padre era presente e ci volle il suo intervento per fargli capire che loro dovevano parlare con me, perché ero io a condurre l’officina.
Essere in due, tu e tua sorella, vi ha aiutate a superare questi momenti di difficoltà?
Sì, in due ci siamo date conforto in tante situazioni. Collaboriamo bene insieme e andiamo d’accordo anche con il meccanico. Questo nuovo meccanico, perché ci sono voluti tanti meccanici prima di incontrare quello giusto.
Avete avuto difficoltà anche nell’individuare il vostro dipendente?
Sì, per la stessa ragione, perché siamo due donne. Si volevano sentire come il secondo papà, i salvatori che poi ti soffiano tutto da sotto.
Un aneddoto rispetto alle difficoltà con un dipendente?
Uno addirittura disse che mio padre si stava facendo vecchio e senza di lui chi ci sarebbe potuto stare? E faceva riferimento a sé, naturalmente. Questo mi mandò proprio in bestia! Da lì ho iniziato a essere più dura nei loro confronti. Ero giovane ed era ancora più facile per un uomo adulto sparare uno sfondone del genere. Però poi è andato via!
Nella relazione con le clienti hai incontrato qualche difficoltà?
No, le donne si sentono a loro agio. Solo raramente ho incontrato donne che sembrano non tollerare che noi facciamo un lavoro tradizionalmente maschile. Come una sorta di fastidio o gelosia perché noi, con la nostra attività, potremmo cambiare le cose, facendo qualcosa di differente rispetto a quanto fanno ordinariamente le donne. Però è capitato di rado.
Le donne si sentono a loro agio con noi, possiamo anche metterci sedute e chiacchierare un po’. Con i maschi non possiamo chiacchierare più di tanto perché subito fraintendono e pensano che uno li adora.
Per te cos’è la solidarietà tra donne?
Poter raccontare i propri problemi, comunicare prima di tutto. E tirare fuori eventuali abusi in ambito lavorativo. Ci sono settori in cui avvengono episodi peggiori di quelli che accadono qui nella mia officina. Qui sono solo parole, in altri contesti accade molto peggio. Quindi solidarietà è comunicazione, non nascondersi mai. Molte donne tengono dentro quello che a loro capita e cercano di andare avanti. Secondo me tra femmine bisogna parlare di più.
Un messaggio alle donne?
Quando un uomo agisce un abuso, dirlo subito, non tenerlo dentro. E se l’uomo non cambia, andarsene. Non rimanere finché … morte non vi separi. Già al primo accenno di violenza psicologica, andare via.
E scansare gli adulatori, quelli che fanno troppi complimenti, o sono troppo protettivi e ti fanno sentire in una sfera di cristallo. Capita a tutte, prima o poi, di incontrare maschi di questo genere e sono da evitare, perché sono i più dannosi.
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