Il valore della sorellanza
di Daniela Marcuccio
La solidarietà, principio a fondamento (art.2 Cost.) della Repubblica nata dalla Resistenza, è innanzitutto valore di etica pubblica e norma per la politica. La solidarietà genera alleanze, sodalizi che diano forza quando la solitudine produce isolamento e sofferenza. È un valore che deve dare senso alla normatività dei precetti, affinché si agisca nella legalità non per timore della sanzione ma per convincimento. L’afflato di giustizia che anima la Legge fondamentale, in bilico tra desiderio di riscatto ed esperienza dell’iniquo, si alimenta della constatazione che la comunità sociale rigurgita di diseguaglianze economiche e sociali che ostacolano l’effettiva eguaglianza nei diritti delle persone. Essa è innanzitutto solidarietà economica: nel libero mercato lo scambio può essere gravemente iniquo. Che cosa è stato e sarebbe il rapporto di lavoro senza il “diritto del lavoro” che preserva dal considerare la persona del lavoratore merce di scambio? La storia ci insegna che chi null’altro ha, sul mercato, vende sé stesso/a. Così la solidarietà economica in una società in cui convivono mercato, proprietà privata e pubblica e fini collettivi giustifica la scelta per un sistema tributario impostato a principi di progressività solidaristica per sostenere le fasce deboli della società. Nei sistemi anglosassoni si parla di “legge di Robin Hood”. Il connubio dovere etico/obbligo dovrebbe redistribuire la ricchezza ogniqualvolta le sperequazioni impediscano la realizzazione dei diritti fondamentali delle persone o rischino di danneggiare la fruibilità dei beni comuni. La violazione del principio e la sua non condivisione traccia un solco profondo di egoismo tra la generazione presente e le generazioni future. Di queste la componente femminile sarà quella più colpita essendo ancora numerose le donne nelle fasce economicamente fragili e in quelle del lavoro nero.
Cosa si può fare per resuscitare il senso della legalità attraverso il valore della solidarietà, resistendo alla tentazione polemica di relegarlo tra gli atteggiamenti compassionevoli? Per dare una soluzione attingiamo alla storia delle donne. Essa testimonia che la coralità dell’esistenza ha caratterizzato il vissuto delle donne tranne nei casi in cui, per volontà di maschi padri, mariti o re, esse furono messe le une contro le altre. La legge del patriarcato ha prodotto il capitalismo, sistema di sfruttamento dei pochi a danno dei più; l’individualismo culturale ad esso connesso ruppe l’armonia delle comunità sociali governate al loro interno dai tempi della solidarietà femminile. La famiglia monogamica ha isolato la donna dalle altre donne, ha coltivato la cultura del sospetto nell’altra persona, declinata in termini di rivalità, facendo sprofondare la persona nell’amarezza di un senso di solitudine tipicamente borghese. Mentre il Quaderno proibito di Alba De Cespedes era il solo conforto allo stato di frustrazione di una-casalinga, moglie e madre nella provincia italiana, negli stessi anni Cinquanta la comunione di vita seppur di fatica di tabacchine e mondine nelle campagne favorì le rivendicazioni economiche che di lì a poco sarebbero diventate diritti: le loro lotte dolorose ma solidali scossero la politica ufficiale segnando la via maestra alle prime leggi sul lavoro femminile. “Sebben che siamo donne, paura non abbiamo” così le mondine difesero, con la solidità dei loro corpi schierati a barriera, le proprie rivendicazioni dalle cariche a cavallo dei gendarmi in repressione. La solidarietà sociale è dunque sguardo di donna, perché guardarsi tra donne significa riconoscersi nell’altra senza rivalità. Con il femminismo delle suffragette le donne si ritrovarono nella “comunanza” dell’esclusione e dello sfruttamento secolari come soggetto politico nuovo per le forme della rappresentanza. La solidarietà divenne necessità costitutiva della forma politica democratica facendosi carico della società reale con le sue contraddizioni, diseguaglianze, aspirazioni e aspettative. La solidarietà politica e ancor meglio la politica della solidarietà fa scelte sui bisogni delle persone “riconoscendosi in esse” come se l’altro/a fosse sé …”. Oggi più che mai la Politica deve chiedersi, come si chiedeva Martin Luther King – Cosa facciamo per gli altri e le altre? La solidarietà è politica e pratica della cura, progetto nuovo di governo della comunità umana e del mondo di tutti i viventi. “C’è un modo di soddisfare i bisogni che mentre calma uno stato di mancanza dell’altro/a allo stesso tempo promuove una trasformazione del suo essere tale da metterlo/a nelle condizioni di divenire sempre più autonomo nel processo di soddisfazione dei propri bisogni”. È questa la pratica femminista transitata dai gruppi di autocoscienza ai Cav. Nessun aiuto è solidaristico se depotenzia l’altra/o assistendola/o senza emanciparla/o!
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