Una parola: responsabilità
di Valeria D’Angelo
Apprendimento, didattica, discipline: queste sono alcune parole, che compaiono nella copertina di un libro per le elementari e che, quasi in modo solenne, evidenziano l’importanza e la centralità proprie dell’istruzione, della conoscenza e del sapere. Si esorta ogni studente a “diventare protagonista” del proprio presente e si allude a un futuro professionale, dove sembra essere imprescindibile la rilevanza data al talento, alle singole risorse, alla creatività. E come si declinano queste capacità nei due generi? Ciò che osserviamo è una semplice e avvilente stereotipizzazione del mestiere che si vuole assegnare ai futuri protagonisti del mondo del lavoro. I maschi, in numero prevalente nell’immagine, impegnati nella scienza e nelle grandi scoperte dell’ingegneria; la femmina, nelle vesti di una ancella, figura servile e appartenente ad epoche ormai lontane. Alle parole elencate all’inizio e riferite al mondo scolastico, sento di aggiungerne una: responsabilità. La responsabilità di aiutare a crescere studenti, riconoscendo loro pari diritti e trovando nelle differenze tra i generi, punti di forza e non di disparità.
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